Malassorbimento lattosio: quando si verifica? Che cosa fare?

L’intolleranza al lattosio è l’incapacità di digerire correttamente il lattosio, ovvero lo zucchero contenuto nel latte. Questo disturbo può essere causato da una presenza insufficiente dell’enzima lattasi.

Il disturbo, che sembra interessare una buona percentuale di italiani, può essere di origine genetica e quindi, comparire già dall’infanzia oppure manifestarsi in età adulta.

Le conseguenze legate al malassorbimento del lattosio non sembrano essere uguali per tutti, ma possono variare a seconda del caso specifico. Scopriamo insieme cosa fare quando viene diagnosticato questo disturbo e quando si verifica.

Quando si verifica il malassorbimento del lattosio?

Il disturbo ha origine nell’intestino tenue. Il lattosio, che è un disaccaride, per essere digerito correttamente dall’organismo, deve prima essere scomposto nei due zuccheri semplici che lo compongono: il galattosio e il glucosio.

Questa scomposizione avviene all’interno dell’intestino tenue tramite l’enzima “lattasi”, che come qualsiasi enzima possiede il compito principale di facilitare l’assimilazione di particolari alimenti riducendoli in sostanze più semplici.

Se l’enzima lattasi è carente o assente, il lattosio non può essere digerito e rimane a fermentare nel lume intestinale. Esistono vari gradi di intolleranza al lattosio e tutti sembrano dipendere dal deficit dell’enzima lattasi. Questo vuol dire che, alcuni soggetti intolleranti possono aumentare dosi limitate di lattosio senza avere possibili effetti indesiderati.

Perché si diventa intolleranti al lattosio?

Come abbiamo detto, l’intolleranza al lattosio può essere di natura genetica o acquisita. Nel primo caso l’organismo non sembra essere in grado di produrre enzima lattasi a sufficienza. Il disturbo tende a manifestarsi solitamente a partire dal periodo dello svezzamento. In una forma più rara, il neonato può essere totalmente privo di lattasi e manifestare così i sintomi già quando viene nutrito con il latte materno.

In tutti gli altri casi, invece, l’intolleranza al lattosio può essere acquisita o secondaria e insorgere a qualsiasi età. Può essere la conseguenza di patologie, lesioni e infiammazioni a carico dell’intestino o di terapie antibiotiche che bloccano l’attività dell’enzima lattasi. In questi casi, il problema può essere transitorio. Spesso gli esperti consigliano di sospendere per 3-6 mesi le fonti di lattosio per poi reintrodurle gradualmente.

Malassorbimento del lattosio: che cosa fare?

Una volta diagnosticato da uno specialista il malassorbimento del lattosio, il primo consiglio che viene dato è quello di eliminare il consumo degli alimenti che lo contengono. In alcuni casi può trattarsi di una sospensione temporanea, poiché dopo una prima fase è possibile reintrodurre piccole dosi di lattosio e verificare le quantità che si possono consumare senza che compaia alcun possibile sintomo.

Per chi convive con questo disturbo è importante conoscere gli alimenti che contengono il lattosio, imparare a leggere con attenzione le etichette degli alimenti confezionati, dei farmaci e degli integratori alimentari. E’ anche fondamentale conoscere quali siano le alternative possibili per sostituire questi alimenti e come assumere con altri cibi i nutrienti contenuti nel latte, ovvero il calcio e la vitamina D.

Oggi il mercato propone diversi prodotti privi di lattosio, ovvero in cui il lattosio è stato pre digerito. A questi si aggiungono anche bevande vegetali come il latte di soia, di riso e di mandorla a cui vengono aggiunti sia il calcio che la vitamina D. Ci sono alcuni formaggi, come il parmigiano molto stagionato, che contengono quantità nulle o nettamente inferiori rispetto a quelle presenti nel latte e quindi, potrebbero essere tollerati anche in caso di malassorbimento. Lo yogurt, invece, non solo contiene meno lattosio, ma anche batteri che grazie ai loro enzimi possono aiutare a digerire quello assunto.

Un’altra possibile soluzione potrebbe essere quella di assumere integratori a base di fermenti lattici vivi ad azione probiotica, su consiglio medico, che possono essere utili per aiutare a ripristinare l’equilibrio della flora intestinale, compromessa da disturbi della digestione.

Estratti vegetali come zenzero e carciofo, possono aiutare a favorire la funzione digestiva, consentendo allo stomaco di svuotarsi velocemente. Insieme ai fermenti lattici e agli estratti vegetali, l’enzima lattasi può aiutare a migliorare la digestione di chi soffre di malassorbimento, potendosi così concedere anche cibi che contengono questo zucchero.

Per fare fronte alla riduzione del consumo di calcio, legata alla diminuzione del consumo di latticini si può fare affidamento su altre fonti di questo minerale, come legumi e verdure come il cavolo, pesce, molluschi e crostacei. La vitamina D può, invece, essere introdotta con il consumo di pesci grassi (come il salmone), uova, fegato e con l’esposizione al sole.

Se nonostante tutti questi accorgimenti i sintomi del malassorbimento dovessero continuare, è possibile che il problema del malassorbimento sia legato a una patologia intestinale. Ecco perché è fondamentale rivolgersi sempre a un esperto prima di apportare modifiche alla propria abituale alimentazione.

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